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Spedizione CORDILLERA BLANCA 2008

 

L'estate è agli sgoccioli e con essa stanno finendo le occasioni per poter vivere ancora delle bellissime avventure in qualche parte del mondo.

E' quindi giunto il momento dei resoconti; di rivivere nel nostro cuore quanto di bello abbiamo visto durante i nostri piccoli o grandi viaggi e per poter generare nuove idee che durante questo inverno, attraverso la nostra passione, cresceranno fino a trasformarsi in progetti e, forse, nelle avventure di domani.

Gli amici Alberto e Luisa, di Dimensione Montagna, sono ritornati dallo loro spedizione in Perù e ci hanno inviato un racconto della loro avventura, per condividere con noi quello che loro hanno vissuto in prima persona.

Ci tengo a riportare la frase con la quale hanno terminato il loro racconto, "Spero che la nostra esperienza contribuisca ad arricchire tutto il gruppo e magari ad invogliare a future avventure: noi questo effetto ce lo siamo già  portato a casa!", perchè sicuramente il loro augurio sarà  un ottimo "fertilizzante" per nuove e ancor più belle avventure.

 

Elenco delle cime salire 


PDF dell'articolo


La Redazione 

 

CORDILLERA BLANCA 2008

 

 

Sono volate queste quasi 4 settimane in Cordillera Blanca, un po’ per la straordinaria bellezza del luogo, un po’ per l’intenso programma che ci eravamo proposti.
L’alta quota mi ha confermato essere un mondo a parte, che va conosciuto in modo specifico con pazienza e umiltà; in complesso è stata una ricca esperienza, e
aggiungo che quello è l’ambiente ideale per costruirsela senza troppi ostacoli di tipo logistico, climatico, sanitario, di comunicazione, di cultura. Abbiamo scoperto
infatti che tutto può essere tranquillamente organizzato in loco una volta arrivati a Huaraz, e spesso si trovano appoggi ed è possibile prendere accordi anche negli
stessi campi base; ci si può arrangiare facilmente rivolgendosi direttamente ai taxisti (a Huaraz o allo sbarco nei classici punti di partenza per i campi base) e agli
arrieri (ai campi base).
Siamo ricorsi a trasporti in taxi (per il tratto piu lungo Huaraz-Lllanganuco sono 100sol=25$) e poi con muli o cavalli ai campi base (in genere 5$ a mulo + 10$ per
arriero).
A Huaraz si trova quasi tutto, anche se per certi (ma pochi) articoli conviene provvedere da casa (materiale alpinistico, buste di liofilizzati di qualità). Si trova
ogni tipo di bombola a gas. Prese di corrente 220V AC come in Italia ma senza la terra (!) ovvero con spina a due poli solo.
La spesa complessiva con volo è stata intorno ai 1.800€.
Come temperatura, in luglio abbiamo trovato qualcosa di simile al nostro ottobre/novembre nei fondovalle (3800-4300m), anche se con forti escursioni ombra-sole e
giorno-notte (-5°, 10°). Per l’avvicinamento ai campi base si può anche stare in pantaloncini corti ma occhio alla forza de sole. Obbligatorio usare creme a
protezione totale. Non si resiste senza occhiali UV4 anche senza neve. Sui 5000 capita pure di stare in pile prima dell’alba mentre si è in moto; oltre le temperature
non sono mai troppo rigide ma spesso il vento fa tenere addosso il duvet e mette a prova mani e piedi.
In luglio la presenza di altri turisti è più che accettabile; il caso ha voluto che ci trovassimo soli sul Tocclaraju e sul Chopicalqui, ma comunque altrimenti non si
parla di piu di due-tre cordate. Poca gente su cime secondarie come l’Urus, un po di piu sulle piu gettonate Hishinca e Pisco. Qui per godersi la gita conviene evitare i
giorni in cui salgono grosse comitive.
Ai campi base si trovano pure tende di trekkers, ma non si possono certo dire affollati. In luglio pochi italiani. Francesi e svizzeri, i soliti strafottenti; sloveni,
simpatici e forti! Cileni e spagnoli, giocano in casa, ma decisamente spassosi.
Americani: lasciamo perdere…


Avevo dei contatti con dei ragazzi di OperazioneMatoGrosso avendo conosciuto due loro guide qui in Italia a febbraio. Siamo stati loro ospiti al nostro arrivo a Lima
e abbiamo alloggiato anche qualche notte nei loro Rifugi Hishinca e Peru. Questo ci ha dato qualche comodità in piu che ci ha permesso di tener botta per tutto il
programma previsto. Per il resto in montagna ci siamo mossi autonomamente e sempre senza guida.
C’è da dire però che il Consiglio Comunale di Huaraz ha deliberato quest’anno una legge percui “sarebbe” obbligatorio entrare nel Parco Nazionale Huascaran (che
comprende da Hishinca a Santa Cruz) solo se accompagnati da una guida locale certificata, specie se si fanno attività alpinistiche. A noi ci hanno fatto un po di
storie ma ce la siamo cavata con un po’ di fantasia e facendo il nome di alcune guide OMG che avevamo conosciuto, oppure assicurando che si andava solo a
passeggio…Sembra che le guide di Huaraz abbiano creato una specie di cartello per accaparrarsi i turisti; d’altronde la maggior parte ne fa uso, affidandosi alla loro
discutibile professionalità.
Al di la di tutto, il fatto di visitare e conoscere una parte della rete di solidarietà tessuta dai volontari della OMG ci ha permesso di vedere una faccia che forse
sfugge al turista dell’agenzia o al montanaro col paraocchi. In due parole, esistono persone che mettono a disposizione la propria vita al servizio di gente disperata,
malata, che non ha nulla per sopravvivere. Può essere discutibile la loro dichiarata aconfessionalità (che infatti tanto non sembrava…) sotto l’ombrello del crocifisso,
ma bisogna pur tener conto di quanto radicata sia la cultura cattolica in sudamerica.
E’ mio proposito portare a DM alcuni testimoni di questa realtà, allo scopo di esporre le loro attività e di dibattere dubbi, obiezioni, critiche. Io stesso, dopo
questo viaggio, ammetto di avere sul tavolo tante note di apprezzamento così come tante perplessità…

 

 

Ecco brevemente la cronistoria del viaggio.
Il piano di acclimatamento è stato ottimo, non ho mai sofferto così poco la quota; ovviamente una dose di mal di testa non me l’ha tolta nessuno, ma sopportabile.
Mai perso sonno né appetito. Luisa soffre meno di me e andava ancora meglio.
L’acqua che si trova è spesso uno schifo, e credo ciò sia stato la causa di dissenteria e mal di pancia che ci ha colpiti piu volte (nonostante bollitura e disinfettante).

  • Lima-Huaraz con bus Movil tours del pomeriggio (7ore).
  • Salita nella quebrada Hishinca q.4350.
  • Giorno di acclimatamento con breve incursione a “quota M.Bianco” sulla via dell’Urus.
  • Salita all’Urus Este 5420m battendo traccia su neve fresca.
  • Salita al bivacco q.5000 sulla morena dell’Hishinca, dove abbiamo pernottato.
  • Salita all’Hishinca 5530m e discesa a q.4350.
  • Giorno di riposo a q.4350.
  • Salita al campo alto del Tocllaraju q.5000; alle 13.00 una valanga si stacca dalla cima del Toclla spazzando la via normale dove 15 min prima erano passati 3 cileni.

La diretta alla cima, che sale da quella parete, ci era stata consigliata dagli sloveni, unici fino ad allora a raggiungere la cima. Cancelliamo il consiglio.

  • Salita al Tocclaraju 6032m per la cresta nord-ovest; alle 6.45 ci fermiano sotto il fungo sommatale q.6000, mai salito fino a allora per neve inconsistente, ma anche
    perché un guanto se ne volò via e il vento ci spingeva letteralmente a terra; inoltre, vista la stizza per le valanghe, ci tenevo a esser giù prima possibile.
  • Discesa dal campo base a Huaraz
  • Giorno di riposo e rifornimenti
  • Viaggio in taxi per la quebrada Llanganuco q.3900 e salita al Ref. Peru q.4650.
  • Alle 2.00 il cielo era coperto percui torniamo a letto, ma all’alba è sereno; rinunciamo al Pisco e scendiamo in direzione Chopicalqui; coi muli fino al campo
    base poi tutto in spalla e su fino al campo morena, q.5000. Non ricordo una fatica del genere, arrivo al campo letteralmente dilaniato.
    Un cileno abbandonato dal compagno con la dissenteria ci chiede di tornare su con noi. Visto lo sforzo del giorno prima, vogliamo evitare di ripeterlo per un altro
    campo (e sbaglieremo!!!) e decidiamo per l’indomani di fare una tirata unica alla vetta saltando il campo alto.
  • Salita al Chopicalqui 6354m per la cresta sud-ovest; perso molto tempo tra la morena e il primo crepacciatissimo lembo del ghiacciaio nella notte per trovare la
    via; alle 9.00 ci tocca finalmente il sole, fa molto freddo e vento; salendo l’ultimo muro di seracchi in vista della cima, inizia la neve fresca; siamo a q.6150 circa e
    sono già 11 ore che siamo in marcia; siamo esausti, io mi addormento sulla piccozza e ho perso la voce. Luisa ha freddo ai piedi. Il cileno si inciampa e ci
    preoccupa. Valutando il tempo necessario, le difficoltà e le nostre condizioni, giriamo i tacchi e arriviamo al campo morena alle 14.30. Sono così stanco che
    impiego quasi un ora per andar a prendere l’acqua.
  • Ci svegliamo alle 8.00 e fuori il cielo è carico e quasi nevica; con molta calma facciamo gli zaini e scendiamo a Llanganuco, dove rimontiamo la tenda e torniamo
    a riposare dopo qualche Cuzquena.
  • Salita al Ref. Peru q.4650.

 

  • C’è una grande spedizione di peruviani all’arrembaggio del Pisco, percui decidiamo di fare un giro alla laguna 69 dove ci fermiamo per la notte. Ci attira la
    diretta al Pisco sulla parete sud.
  • Ritorniamo con l’obiettivo di salire il Pisco il giorno dopo, ma la sera un calo di pressione mi stende a terra e la mattina dopo sono senza forze. Anche la pancia e lo
    stomaco cominciano ad essere insofferenti. Rimandiamo al domani per la normale o la va o la spacca.
  • Salita al Pisco 5762m dalla cresta ovest; Luisa sfodera una forza incredibile nonostante scariche di dissenteria; la giornata è stupenda e valeva la pena di
    attendere il momento migliore, siamo comunque consapevoli di essere alla frutta. Il ritorno è lungo fino a Huaraz, ma nonostante tutto si tinge già di malinconia per
    dover abbandonare quei monti.
    Dopo esserci stati, devo ammettere che è difficile non ripromettersi di ritornare!
    Pare impossibile ma già ora, rivedendo le foto, mi chiedo perché sul Chopi non abbiamo stretto i denti fino alla cumbre, ignorando il fatto che la memoria trattiene
    solo le cose piacevoli e rimuove le sofferenze. Sono abituato a rapportare le difficoltà alle nostre quote, e anche per questo non è facile ammettere quanto
    debole ero su quella neve. Ma ricordo bene di essermi seduto sullo zaino e di aver guardato ai mesi indietro, ai 50.000m di dislivello fatti per allenamento su ogni
    terreno, alle ore spese a immaginare gli ultimi passi sulle cime, e penso allora che non sia stata la pigrizia a farmi dire “abajamos!”.

Far tesoro di questi errori:

  • gli strappi esagerati sono riservati ai fuoriclasse o a chi ha la possibilità di acclimatarsi con più calma; meglio altrimenti procedere con un campo in più
  • ignorare l’inappetenza e sforzare lo stomaco ad assumere le energie necessarie (indagare su qualcosa di facile assimilazione per le salite) per evitare di trovarsi
    in rosso.
  • abbiamo passato circa 20 giorni oltre i 4000m con l’interruzione di un solo giorno a Huaraz. Per un recupero efficace bisogna invece scendere sotto i
    4000m e sforzarsi di spendere qualche giorno di ozio; altrimenti il fisico va in inesorabile deperimento e calo prestazionale, oltre all’insorgere di problemi
    collaterali (stomaco etc).
  • la Ferrino Mejie è un’ottima tenda ma… esiste qualcosa sotto i 4,5kg?

 

Grazie di cuore a DimensioneMontagna per il sostegno a 360° dimostrato senza ombra di dubbio. Spero che la nostra esperienza contribuisca ad arricchire tutto il gruppo e magari ad invogliare a future avventure: noi questo effetto ce lo siamo già portato a casa!

 

Alberto, Agosto-08

 

 

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