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CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE DELL'ARRAMPICATA SPORTIVA


Messo a punto dalle sezioni del CAI veronesi attraverso il Gruppo Arrampicata Libera (GAL) - 1999 

Capitolo I Norme generali
1. Non abbandonare alcun tipo di rifiuto e, quando possibile, raccogliere quelli che altri hanno lasciato. 
2. Deve essere evitato qualsiasi tipo di inquinamento acustico, anche l'uso improprio della voce. 
3. Devono essere rispettate le proprietà (campi coltivati, prati, frutteti ecc.). 
4. Prevenire la minaccia di incendi boschivi: prestare molta attenzione a non provocare focolai di incendio, specialmente durante la stagione invernale ed estiva, quando il pericolo è massimo. Vigilare sul territorio e, al minimo sospetto, allertare le autorità competenti. 
5. Evitare nel modo più assoluto di accendere fuochi nelle grotte, in quanto si andrebbero a compromettere in modo totale la flora e la fauna che vi vivono. 
6. Rispettare la fauna sia selvatica che domestica, arrecando il minor disturbo possibile. 
7. Rispettare la vegetazione in ogni sua forma. 
8. Evitare di percorrere scorciatoie che escano dai tracciati segnati, specialmente se si percorrono in comitive e gruppi, in modo da prevenire l'innesco di fenomeni di erosione del suolo. 
9. Ci si atterrà alle segnalazioni dell'Osservatorio Faunistico provinciale e degli altri enti preposti qualora venga ravvisata l'opportunità o la necessità di interdire la frequentazione di una zona per particolari esigenze della fauna. 

Capitolo II Norme specifiche 
Considerato che le pareti di roccia idonee sono già molto sfruttate, e data la notevole quantità di itinerari, si impone di pianificare la gestione dei siti di arrampicata esistenti e futuri, valutandone la fattibilità dal punto di vista naturalistico e della sicurezza degli arrampicatori. 
E' fondamentale che le associazioni alpinistiche, attraverso le Scuole di Alpinismo o Arrampicata libera, facciano proprie queste norme di comportamento, divulgandole e inserendo queste tematiche nell'insegnamento ai corsi. 
1. Qualsiasi forma di intervento che tenda, mediante il ripristino della chiodatura, a garantire la sicurezza dell'itinerario, deve essere attentamente studiata dall'apposito gruppo di lavoro (G.A.L.). 
2. Rispettare l'avifauna nìdificante in falesia, specialmente nel delicato periodo riproduttivo. 
3. Evitare di frequentare i settori della falesia deve siano n atto nidificazioni. 
4. Attenersi alle indicazioni degli organi proposti (Osservatorio Faunistico provinciale) in merito alla delimitazione della zona di disturbo e al periodo di eventuale interdizione all'area, anche in assenza di un'ordinanza di divieto. 
5. Sensibilizzare gli arrampicatori meno informati sia al rispetto che alla sorveglianza attiva da eventuali azioni di disturbo che potrebbero compromettere il successo riproduttivo. 

Capitolo III Norme sull'attrezzatura degli itinerari 
Premesso che l'arrampicata libera di tipo sportivo si diversifica dall'alpinismo in quanto è possibile arrampicare ad un livello superiore di quello già acquisito senza per questo dover correre gravi rischi, allora la caduta deve sempre essere benigna, ad ogni livello di difficoltà e in ogni punto del tiro, anche nei tratti facili. 
E' perciò indispensabile che i Siti di arrampicata vengano attrezzati secondo criteri di sicurezza e dopo un'attenta valutazione, da parte di esperti, dell'impatto ambientale. Uarrampicata, anche se praticata in un sito sportivo bene attrezzato, comporta sempre un cento rischio. 
Chi si dedica ad essa lo fa sotto la propria responsabilità ed è suo dovere conoscere ed applicare le norme di sicurezza. E' compito dell'arrampicatore saper distinguere un appiglio instabile e un ancoraggio precario e inappropriato. 
1. I nuovi itinerari non devono interessare aree che siano state poste sotto tutela integrale. 
2. Prima di procedere all'attrezzatura di nuovi settori, si impone un attento studio, in collaborazione con esperti naturalisti, al fine di valutare le reali peculiarità faunistico-vegetazionali del sito e l'impatto ambientale che potrebbe derivare da un uso scorretto. 
3. Nell'attrezzatura ex novo di itinerari, preferire le porzioni di parete libere da vegetazione. Ciò comporterà i seguenti vantaggi: minor perdita di tempo, maggior sicurezza dovuta alla migliore qualità della roccia e minore impatto sull'ambiente. 
4. I nomi degli itinerari, scritti alla partenza, non devono essere eccessivamente vistosi (non si dovrebbero superare i 3-4 cm di altezza per carattere). 
5. I vari settori della falesia devono essere dotati di un unico percorse di accesso e discesa, per evitare il degrado del suolo, il disturbo alla fauna e danni alla vegetazione. 
6. Prima di qualsiasi intervento di taglio di specie arboree ed arbustivo, occorre ottenere il permesso del proprietario, pubblico e privato, e chiedere l'autorizzazione e la consulenza della Stazione forestale (normalmente i Servizi Forestali regionali) competente per territorio. Nella flora degli ambienti rupestri sono incluse numerose specie poste sotto tutela, oltre a vari endemismi di elevate valore naturalistico. 
7. Prima di procedere all'attrezzatura di nuovi sui, è indispensabile contattare e ottenere il permesso da parte dei proprietari dei fondi su cui sorge la parete. 
8. Chi si impegna a tracciare itinerari in falesia, deve considerare il fatto che le vie vanno attrezzate non in funzione del proprio livello, ma di quello degli arrampicatori ai quali seno destinate. Le vie facili (4,5,6a) devono essere anche più chiodete di quelle difficili, perché sono frequentate da arrampicatori meno esperti e, essendo più articolate ed inclinate, possono causare conseguenze più gravi in caso di caduta. 

Le protezioni verranno posizionate in modo da: 
- impedire la caduta al suolo o contro ostacoli (cenge, diedri ecc.)
- essere prima del passaggio duro 
- essere dalla parte della mano libera dell'arrampicatore e cioè sul lato opposto rispetto all'appiglio buono 
- essere alla giusta altezza anche per i piccoli di statura 
- avere un buon allineamento per ridurre gli attriti 
- avere un buon posizionamento rispetto alla conformazione della roccia. 

I punti di ancoraggio disteranno fra loro tra i 2,5 e i 4 metri e comunque non dovranno permettere mai una caduta al suolo e contro ostacolo superiore a 1,5 metri. Il primo ancoraggio dovrà essere posizionato a non più di 3 metri dal suolo (o dal terrazzino, o dalla sosta), il secondo a i metro dal primo, il terzo a 1,5 metri dal secondo, per evitare i pericolosi danni da fattore di caduta elevato e da caduta nel momento del moschettonaggio. 
I punti di ancoraggio successivo si distanzieranno progressivamente fino a un massimo di 4 metri. 
La sosta sarà su due punti collegati tra loro e resistenti ciascuno a 2500 KN. 
I punti di protezione intermedi dovranno essere resistenti a 2200 KN. 
I punti di calata in corda doppia dovranno essere realizzati come una sosta. 
E fondamentale utilizzare materiali idonei, duraturi nel tempo ed omologati. 
Si consiglia perciò: 
- l'utilizzo di fix o tasselli resinati (TR), sicuramente più duraturi e resistenti rispetto ai chiodi tradizionali, agli spit o altro 
- l'utilizzo di fix oTR con D > di 10 mmx 90/110 mm di lunghezza, a seconda della consistenza della roccia 
- l'utilizzo, per le soste e le calate, di fix o TR con D > di 10 mm x 90/110 mm inox (garanzia di durata nel tempo) 
- l'utilizzo di materiale inox nelle porzioni di parete soggette a stillicidio (pericolo ruggine).

 

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